Cosa è la chiropratica

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) definisce la salute l’equilibrio tra tre grandi elementi: la parte strutturale, la parte chimica e quella emozionale.

Questo equilibrio forma quello che i chiropratici chiamano il “triangolo della salute”.

Quando si verifica uno squilibrio in una di queste tre aree, iniziamo ad avere sintomi di cui spesso si ignorano le cause. E come ben sappiamo, più si ignorano le cause più ci si ammala.

Come interviene, in tutto questo, la chiropratica? La definizione della World Federation of Chiropractic, ci aiuta a capirlo:

“La chiropratica è una professione sanitaria primaria ed autonoma che si occupa dell’analisi, del trattamento e della prevenzione degli scompensi del sistema neuro-muscolo-scheletrico e degli effetti che tali squilibri possono avere sulla salute generale dell’individuo.”

L'intervento del chiropratico:
cos’è e cosa aspettarsi

Principalmente il chiropratico ha un approccio manuale che aiuta il sistema locomotore a comunicare meglio col sistema nervoso. Il suo intervento, spesso, include la manipolazione, esercizi correttivi ma anche consigli utili per un miglior stile di vita.

L’obiettivo del chiropratico è quello di individuare le cause dello scompenso alla salute della persona, rimuoverle per avviare il processo di autoguarigione del corpo e prevenire la malattia, controllando regolarmente il corpo e il sistema nervoso, per assicurarsi che sia al massimo della sua funzionalità.

La chiropratica è efficace?
Lo abbiamo chiesto a 24000 pazienti

L’anno scorso 24000 pazienti che hanno utilizzato la chiropratica hanno compilato il questionario “Care Response”. L’obiettivo era quello di ricevere un feedback sui trattamenti che avevano eseguito.

I risultati, misurati dopo due settimane e dopo tre mesi dalla prima visita, sono i seguenti:
• Oltre il 50% dei pazienti ha riportato risultati significativi già dopo le prime due settimane dal primo trattamento.
• Il 72% dei pazienti è migliorato significativamente ed ha mantenuto i risultati al terzo mese.
• Solo lo 0.6% era insoddisfatto del trattamento.

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